Il Programma di Autonomia e Indipendenza

 “Autonomia&Indipendenza” come motore e protagonista di un reale cambiamento nell’A.N.M. 

  1. Premessa

Un anno fa nasceva Autonomia&Indipendenza, per la coraggiosa scelta di vari magistrati convinti della necessità di creare un soggetto associativo radicalmente nuovo, eliminando tutte le scorie e criticità delle correnti tradizionali, trasformatesi da luoghi di elaborazione culturale a meri strumenti di ricerca ed acquisizione del potere, soprattutto in funzione e per il C.S.M.

A chi proveniva da uno specifico gruppo associativo, e ne aveva vissuto con profonda tristezza l’oggettivo mutamento genetico, si univano colleghi mai iscritti a correnti né partecipanti alla vita associativa.

Così nasceva A&I, portatrice di un grande ma semplice messaggio, sotteso ai valori identitari incarnati nel nome del gruppo, ovvero l’ “autonomia e indipendenza” della magistratura.

Questi valori significano rifiuto di ogni forma di collateralismo con la politica, rinuncia all’ambizione e alle sirene del potere, tutela di una magistratura autonoma ed indipendente anche al proprio interno, altamente professionale e non condizionata da logiche e meccanismi che spingono ad incrementare timori, paure, bisogno di protezioni, burocratizzazione del lavoro.

Ciascun magistrato sa bene se oggi questi valori siano integralmente garantiti dalle correnti tradizionali, dall’A.N.M. e dal C.S.M.

Noi riteniamo che non lo siano e questo è il senso del nostro impegno.

Oggi, a distanza di un anno dalla nascita di Autonomia&Indipendenza, affrontiamo questa sfida elettorale per il rinnovo del C.D.C. con la passione e i valori del primo giorno, soddisfatti ed orgogliosi di quanto realizzato in questo breve ma intensissimo periodo e perfettamente consapevoli della grande responsabilità che abbiamo, vista anche la fiducia accordataci dai tanti colleghi, molti dei quali giovani, che in questi mesi sempre più numerosi si sono iscritti ad A&I come prima esperienza associativa o lasciando altri gruppi.

Già questo è un primo enorme successo: la costante crescita del numero degli iscritti significa che, nonostante il gravissimo clima di sfiducia nei confronti dell’attività associativa, c’è ancora chi ha voglia di partecipare e di mettersi in gioco, cercando non solo di demolire ma anche di costruire un modello alternativo, virtuoso, di associazionismo.

Ora, dopo aver vinto la prima scommessa (nascendo, agendo e consolidandoci), desideriamo continuare in questa nostra azione di radicale rinnovamento.

Noi desideriamo un’azione associativa completa e soprattutto incisiva, non timida né con la politica né con il C.S.M.

Vogliamo un’A.N.M. che non abbia paura di protestare, che non porga sempre l’altra guancia, che sappia davvero parlare ai cittadini italiani ripristinando la realtà e respingendo le accuse strumentali che vengono rivolte alla magistratura italiana (purtroppo anche da parte della politica).

Insomma, vogliamo che la magistratura voli alto e riacquisti fiducia in se stessa e maggiore legittimazione agli occhi dell’opinione pubblica.

E’ questo il compito fondamentale dell’A.N.M.

Solo in tal modo è possibile reagire alla profonda crisi di partecipazione, legittimazione ed azione, dell’A.N.M., che noi vogliamo torni davvero ad essere la casa comune e l’ente esponenziale di un’effettiva tutela dei magistrati italiani.

Per queste ragioni, chiediamo ai colleghi di sostenere col proprio voto la nostra Lista e il nostro Presidente, Piercamillo Davigo, che non ha bisogno di presentazioni e che incarna in sé i valori identitari del nostro gruppo. Tutti sappiamo che Piercamillo Davigo potrebbe essere il Presidente ideale dell’A.N.M., capace di rappresentare al meglio l’intera magistratura per la sua storia professionale, la sua eccezionale professionalità e la sue straordinarie capacità di comunicazione mediatica.

Non bisogna perdere questa occasione irripetibile.

  1. I nostri piani d’azione

Ma veniamo ai nostri piani d’azione. Essi si sviluppano sui valori e sui contenuti. 

2.1 I valori

Ai valori abbiamo già fatto cenno.

Nell’attuale crisi delle ideologie, resta ferma la stella polare del modello di magistrato che deve coltivare l’umiltà e non la superbia, non deve avere ambizioni né timori, deve essere terzo, imparziale ed altamente professionale, deve preservare al massimo livello la propria indipendenza, deve rispettare la politica ma esserne sempre distante ed evitare ogni forma di interferenza, collateralismo ed opacità.

Questa è la figura di magistrato delineata dalla nostra Carta Costituzionale, che è una figura moderna e non scontata, che passa per un alto senso della funzione e dell’etica professionale.

La questione morale in magistratura sta proprio nella perdita di questo senso della funzione e dell’etica professionale.

Ma la questione morale non riguarda l’intera magistratura bensì solo pochi magistrati.

La magistratura è un corpo sano, non infetto.

E’ giusto che il C.S.M. ed anche l’A.N.M. abbiano gli strumenti, oltre che la volontà, di colpire le cadute di professionalità e deontologiche che riguardano i singoli (oltre che chiaramente le violazioni penali e disciplinari), e noi siamo stati i primi – se non gli unici – a chiedere pronti interventi per fatti gravi (come ad esempio quelli di Palermo).

Tuttavia, non bisogna far passare il messaggio distorto che la questione morale sia un problema dell’intera magistratura, perché così si infligge un colpo letale ad una categoria già di per sé danneggiata dal clima degli ultimi venti anni e da recenti riforme peggiorative che l‘additano sempre come responsabile dello sfascio della giustizia.

La questione morale deve essere posta in una diversa prospettiva. Nelle democrazie vere la questione morale riguarda innanzitutto il governo, riguarda chi comanda. Ed allora, questo deve essere l’obiettivo: dobbiamo chiedere altissimo senso etico e professionale soprattutto a chi fa associazione, a chi ci dirige, a chi ha responsabilità di autogoverno. Perché chi ha potere all’interno della magistratura deve esercitarlo con onore e solo per spirito di servizio, senza opacità, collusioni e collegamenti con la politica.

Autonomia&Indipendenza è nata proprio per reagire a queste gravi criticità.

Questo è il messaggio che deve dare l’A.N.M., un messaggio di serietà, non ipocrita ma di forte sollecitazione e di alta prospettiva.

 

2.2 I Contenuti

Quanto ai contenuti concreti, essi sono vari e sono provati da quanto realizzato in questo primo anno, e in particolare:

–          abbiamo redatto documenti di carattere tecnico-giuridico, con considerazioni di politica giudiziaria, su tutte le modifiche normative interessanti i magistrati e il sistema-giustizia (ad esempio, la riforma della responsabilità civile dei magistrati, la depenalizzazione, il PCT, etc.);

–          siamo sempre intervenuti su tutte le questioni di attualità e di interesse;

–          abbiamo organizzato convegni su associazionismo e CSM anche con la partecipazione di rappresentanti del CSM e di dirigenti associativi di altre correnti;

–          abbiamo criticato, quando era necessario, alcune scelte e decisioni del C.S.M.;

–          abbiamo elaborato articolati lavori su temi centrali per l’associazionismo giudiziario e lo stesso futuro della magistratura (in particolare i carichi esigibili);

–          abbiamo proposto articolate modifiche dello Statuto dell’A.N.M., soprattutto attraverso l’utilizzo dei moderni strumenti di comunicazione telematica;

–      abbiamo valorizzato al massimo tutti gli strumenti di partecipazione diretta alla vita associativa, attraverso piattaforme di adesione telematica ad iniziative varie (la stessa richiesta di modifiche statutarie, le adesioni al referendum sui carichi esigibili nazionali);

–         abbiamo, attraverso il nostro efficientissimo “Ufficio Sindacale”, promosso una serie di iniziative sindacali e giudiziarie (sulle ferie, sulle recenti decurtazioni stipendiali, sul c.d. massimale contributivo, sul concorso di secondo grado, etc.);

–          abbiamo approntato un servizio informazioni sulla giurisprudenza in materia disciplinare

Insomma, nel sostanziale immobilismo altrui, per noi è stato un anno intensissimo con tantissimi contenuti. E’ questa intensità e questi contenuti che vorremmo fossero fatti propri dall’A.N.M. 

  1. Le priorità di A&I

Tuttavia, non vogliamo restare nel generico ma vogliamo illustrare gli obiettivi primari, le priorità di A&I. 

3.1 I carichi esigibili

Dopo il grande successo del referendum, anche i gruppi che vi si oppongono non possono differire ulteriormente l’approvazione dei carichi esigibili nazionali. L’esito referendario impone al C.D.C. di chiedere con forza al C.S.M. di approvare i carichi esigibili nazionali.

Proprio perché si tratta di carichi nazionali, ed è prevalsa in modo schiacciante la  tesi dei carichi come strumento non di efficienza ma di tutela ed uguaglianza (oltre che di denuncia e di macro-organizzazione), è evidente che l’A.N.M. deve spingere affinché i carichi oggetto del referendum non trovino fondamento nell’art. 37 D.L. 98/11, che riguarda i carichi come strumenti di efficienza rapportati ai singoli uffici.

Si è già detto che attraverso un’adeguata – ma non particolarmente complessa – rivisitazione degli standard di rendimento di cui all’art. 11 lett. b) D. Lgs. 160 /06 (come modificato dalla L. 111/07), che sono nazionali per diversità di funzioni e servono a valutare la laboriosità dei singoli magistrati ai fini delle valutazioni di professionalità, si possono realizzare quegli obiettivi di tutela e di uguaglianza che sono l’in sé della battaglia, ormai quasi decennale, sui carichi esigibili.

Sul punto, vogliamo solo aggiungere che siamo disponibili a confrontarci con tutti e a collaborare per conseguire un risultato concreto che, lo ribadiamo l’ennesima volta, non sarebbe un risultato corporativo e di burocratizzazione del lavoro,  ma viceversa impedirebbe la deriva burocratica dell’efficienza senza qualità e della rincorsa ai numeri.

Invertendo completamente la prospettiva, lo scopo è di evitare che la magistratura assuma su di sé responsabilità non proprie, sia libera dal senso di colpa e messa in condizione di denunziare le responsabilità della politica per lo sfascio della giustizia, recuperando l’idea che la risposta alla domanda di giustizia deve essere ponderata e di qualità.

I carichi intesi in questo senso hanno poi un’altra importantissima funzione.

L’attuale situazione di incertezza, lo squilibrio tra gli uffici e tra le funzioni, costituiscono fattori che accrescono le paure dei magistrati e, in tal modo, li rendono potenzialmente meno liberi ed indipendenti e più bisognosi delle protezioni dei potenti e delle correnti. Ecco che la fissazione dei parametri massimi di rendimento dei magistrati significa anche ridurre il peso delle correnti e dei centri di potere, liberando i magistrati da una morsa impropria e perseguendo quindi concretamente i valori dell’autonomia ed indipendenza.

Per questa ragione la battaglia dei carichi esigibili è ancora più importante e centrale.

3.2  L’attività sindacale      

Nel suo primo anno di vita Autonomia&Indipendenza ha chiarito con i fatti cosa significhi fare sindacato nell’associazione e per l’Associazione Nazionale Magistrati.

Abbiamo proposto – e centinaia di colleghi vi hanno aderito – l’unico ricorso collettivo in tema di riduzione delle ferie ancora pendente e, soprattutto, l’unico ricorso in cui è stata sollevata la questione economica intrinsecamente connessa alla riduzione delle ferie, questione che non sembra invece aver attratto l’attenzione dell’A.N.M. nel ricorso dalla stessa patrocinato e già respinto.

Abbiamo proposto – e centinaia di colleghi vi hanno aderito – il ricorso collettivo avverso il D.P.C.M. c.d. taglia stipendi, dopo aver invano cercato di convincere l’A.N.M., che pure era sostenuta dal parere dell’amministrativista incaricato dall’Intermagistrature, a fare propria questa iniziativa che non è affatto una rivendicazione sindacale demagogica, come dimostrato dalla recente legge di stabilità in cui la questione dei conguagli negativi per i pensionati è stata oggetto di apposito negoziato a tutela della categoria.

Abbiamo sollevato l’allarme pensioni derivante dall’applicazione della riforma Dini ai colleghi nominati dopo il 31.12.1995 ed in ogni sede –dando risposte alle numerosissime domande dei colleghi, partecipando alle riunioni dell’Intermagistrature, diffondendo documenti sulle liste, partecipando ad incontri negli uffici – abbiamo contribuito in modo decisivo ad individuare in seno all’Associazione tutte le soluzioni praticabili per offrire ai colleghi la miglior tutela possibile.

Abbiamo segnalato i benefici economici collegati al c.d. concorso di secondo grado, rappresentando ai colleghi nominati con D.M. successivi al 2010 la possibilità, almeno per buona parte degli stessi, di richiedere il consistente beneficio della c.d. anzianità convenzionale ed attivandoci, dopo che anche tale questione è stata di fatto ignorata dall’Ufficio Sindacale dell’A.N.M., per consentire ai colleghi interessati di proporre una diffida collettiva al Ministero.

Abbiamo sottolineato l’importanza delle nuove norme in materia di congedo parentale, non solo e non tanto dal punto di vista della miglior gestione economica delle “assenze” dal servizio dei magistrati genitori di minori di sei anni, ma anche e soprattutto dal punto di vista ordinamentale. Autonomia&Indipendenza ha infatti chiesto con forza – e, per quanto ci consta, da sola – che a seguito della riforma vengano modificati, a maggior tutela dei colleghi e, soprattutto, delle colleghe, i limiti di età del figlio minore per fruire di apposite misure organizzative per lo svolgimento dell’attività lavorativa e per fruire di punteggi aggiuntivi per i trasferimenti.

Abbiamo diffuso un approfondito vademecum sulle assenze per consentire a tutti i colleghi di essere adeguatamente informati in modo semplice su tutti gli istituti giuridici di cui possono avvalersi nei momenti di necessità, sulle modalità di fruizione degli stessi e, soprattutto, sulle conseguenze sul piano economico-previdenziale.

Abbiamo approfondito la questione collegata alla decurtazione delle indennità per chi fruisce di permessi ex L. 104/92, scoprendo non solo che la normativa esistente consentirebbe di aprire un negoziato con il Ministero sul punto, ma anche che pure tale profilo, pur essendo stato esaminato dal legale incaricato dall’A.N.M. anni orsono, non è mai stato oggetto di un’iniziativa dell’Ufficio Sindacale dell’A.N.M.

Abbiamo avviato una attività di monitoraggio delle ricadute applicative della L. 18/2015 di riforma sulla responsabilità civile dei magistrati, raccogliendo dati ed informazioni al fine di fornire strumenti di tutela, anche da un punto di vista assicurativo, ai colleghi che ne sono stati toccati.

Abbiamo sempre pubblicato sulle varie liste e sul sito del gruppo (www.autonomiaeindipendenza.it) i ricorsi proposti, i documenti di approfondimento e la modulistica predisposta in modo da mettere il nostro lavoro a disposizione di tutti e da consentire a tutti di verificare come anche le questioni sindacali possano avere, se adeguatamente approfondite, piena dignità giuridica.

Riteniamo che questi fatti siano ampiamente sufficienti a dimostrare che Autonomia&Indipendenza porta avanti le questioni connesse alla tutela sindacale della categoria in modo concreto, costruttivo ed autorevole.

Vogliamo però dirvi cosa faremo quando assumeremo nell’Associazione responsabilità di governo e saremo quindi chiamati a gestire le questioni sindacali a nome di tutti i colleghi e non solo come Autonomia&Indipendenza.

Riteniamo che i colleghi abbiano bisogno e, al contempo, diritto di ottenere un’adeguata informazione in materia sindacale.

Sappiamo bene che la stragrande maggioranza dei magistrati ignora praticamente tutto del proprio status giuridico – economico, dal modo in cui è articolata la sua retribuzione agli istituti a cui può ricorrere in caso di necessità.

Questo danneggia tutti perché costringe i colleghi a ricorrere al collega più informato anziché avvalersi dell’Associazione, favorendo chiunque voglia crearsi delle “clientele” sindacali.

Né ha senso utilizzare male il tempo e le energie di coloro che vogliono dedicarsi ad approfondire tematiche sindacali complesse, che oggi dovrebbero avere solo questo compito, lasciando invece ad un help desk dell’ANM la funzione di rispondere alle domande di ordinaria amministrazione.

D’altro canto, per rendere tutti i colleghi parte attiva e consapevole nella gestione delle questioni sindacali della categoria, dell’Associazione in materia sindacale, di certo non basta la diffusione, peraltro sporadica, di notizie tramite una mailing list letta da pochi e tramite un sito assolutamente non funzionale.

Per questo ci proponiamo di avviare una completa ricognizione di tutti gli istituti che attengono allo status giuridico – economico dei magistrati, di pubblicare sul sito dell’Associazione dei vademecum di semplice consultazione (sul modello di quelli già divulgati da A&I) e di promuovere la divulgazione di tali informazioni sia a livello nazionale tramite l’organizzazione di appositi incontri di studio sia a livello locale tramite l’individuazione presso ogni GES di un referente sindacale che assicuri la piena ed effettiva circolazione delle informazioni nel distretto.

Riteniamo che l’Ufficio Sindacale dell’A.N.M. abbia il dovere di dotarsi di un’organizzazione degna di questo nome.

Sappiamo bene che sino ad oggi l’Ufficio Sindacale dell’Associazione è stato poco più di un simulacro ed anche questo danneggia tutti perché apre la strada alla disgregazione dell’Associazione.

C’è una forte domanda di sindacato ed è inevitabile che, se questa domanda non troverà una risposta all’interno dell’Associazione, la troverà al di fuori di essa.

Siamo i primi a voler difendere la casa comune dell’Associazione, ma non ha senso aspettarsi che i colleghi difendano una casa vuota di contenuti.

Per questo ci proponiamo di riorganizzare l’Ufficio Sindacale dell’Associazione, che dovrà riunirsi regolarmente per affrontare – ed auspicabilmente anche prevenire – le problematiche sindacali della categoria e che soprattutto dovrà dotarsi di un’idonea struttura di supporto, sia tramite la riqualificazione degli impiegati dell’Associazione (allo stato sostanzialmente impiegati in attività di mera segreteria) sia tramite la stipulazione di convenzioni con un pool di professionisti (consulenti del lavoro, patronati, commercialisti, legali giuslavoristi ed amministrativisti) che sia effettivamente in grado di dare puntuali e tempestive risposte a tutte le problematiche sindacali dell’intera categoria e dei singoli colleghi.

Riteniamo ormai inaccettabile che un’Associazione, che a parole si propone di continuare a rappresentare la quasi totalità dei magistrati italiani, ignori sostanzialmente la domanda di assistenza sindacale che da quei magistrati le viene rivolta e destini ad altro le pur ingenti risorse di cui dispone.

Riteniamo che la nostra categoria abbia bisogno e debba sentire la responsabilità di approfondire e portare avanti tutte le sfide sindacali che sarà chiamata ad affrontare in questi anni difficili.

Sappiamo bene che la situazione socio-economica del nostro paese e i difficili rapporti con la politica e l’economia hanno portato anche ad una progressiva erosione dello status giuridico – economico dei magistrati.

Riteniamo però che, proprio pensando alla magistratura di domani, non si possa più arretrare neanche di un millimetro e che anzi occorra approfondire ogni tematica sindacale in un’ottica propulsiva e non solo difensiva.

Fare sindacato significa, come insegna il suo etimo, fare giustizia insieme e per questo riteniamo che non ci si debba mai più vergognare di associare questa parola alla Magistratura e alla sua Associazione.

Proprio perché siamo consapevoli di dover difendere il nostro ruolo come Potere dello Stato.

Proprio perché siamo consapevoli di dover essere solidali ed a servizio della cittadinanza tutta, laddove la nostra solidarietà non può essere rappresentata da altro che non sia la nostra elevatissima professionalità.

Proprio perché siamo consapevoli che, se non garantiremo le precondizioni anche di status giuridico – economico di questa categoria, avremo un’autonomia ed un’indipendenza di pura facciata e non metteremo più a disposizione della cittadinanza i migliori laureati italiani. 

 3.3 Per una nuova struttura e nuovi ambiti di azione dell’A.N.M.

Come è noto a tutti e come è già stato detto, l’associazionismo giudiziario vive una profonda crisi ormai da anni. Vi è una crescente disaffezione nei confronti della vita associativa e le correnti tradizionali, oltre che l’A.N.M. stessa, sono percepite da moltissimi colleghi come funzionali principalmente ad assicurare la carriera dei rispettivi dirigenti.

Tutto questo ha trovato evidente conferma nelle due ultime Assemblee nazionali tenutesi nel 2015, indette per discutere del taglio delle ferie e della nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati, quindi argomenti di notevole interesse per tutti. Ebbene in queste assemblee hanno partecipato meno di 2.000 colleghi, alcuni personalmente e la gran parte a mezzo delega rilasciata nei distretti. I rimanenti 7.000 magistrati non hanno partecipato, non hanno quindi espresso il loro parere sulle decisioni dell’Anm, che in genere vengono prese dalla sola Giunta Esecutiva.

Vi è quindi uno scollamento profondissimo tra i vertici associativi e la c.d. base dei magistrati, di cui purtroppo gli altri gruppi non intendono prendere vera coscienza.

A&I intende sperimentare un nuovo modo di fare associazionismo, in cui ognuno vale “uno”, senza sovrastrutture dirigistiche e gruppi di potere consolidati. A tal fine abbiamo inserito in Statuto, e per primi sperimentato, il voto telematico (con una sola preferenza) per l’elezione del Gruppo di Coordinamento, in modo che tutti gli aderenti con estrema facilità potessero scegliere e partecipare, senza la presenza dei cosiddetti portatori di deleghe o la mediazione dei maggiorenti della corrente.

In questa medesima ottica, abbiamo poi promosso la raccolta delle adesioni in via telematica prima alla proposta di modifiche allo statuto A.N.M. e poi per indire il referendum dello scorso 17/19 gennaio, che ha registrato uno strepitoso successo di partecipazione (oltre il 50 % degli aventi diritto si è recato a votare). Quando si vuole si possono fare tante cose.

Abbiamo proposto di estendere questo nuovo modo di fare associazionismo, realizzato all’interno di A&I, a tutta l’A.N.M. chiedendo, al momento senza successo, modifiche statutarie per aumentare la possibilità di effettiva partecipazione della base, nonché di votare on line già per i referendum di gennaio e per il rinnovo del C.D.C.

Nel futuro C.D.C., riproporremo con maggior forza la nostra volontà di cambiamento e di innovazione tecnologica al fine di consentire a tutti i colleghi di partecipare effettivamente alla vita associativa, senza filtri e senza intermediari.

Ci attiveremo in favore di tutte le modifiche utili a modernizzare uno Statuto che prevede numerosi adempimenti burocratici e ridondanti, ormai obsoleti (ad esempio, le autentiche dei Presidenti delle Sezioni ANM per le candidature, il mancato ricorso alla PEC, etc.).

Oltre a queste esigenze di partecipazione, democrazia effettiva, modernizzazione ed innovazione, ve ne sono altre di carattere strutturale.

Abbiamo già detto che l’Ufficio Sindacale dell’A.N.M. deve essere effettivo e realmente funzionante e che occorre stipulare convenzioni con un pool di professionisti (consulenti del lavoro, patronati, commercialisti, legali giuslavoristi ed amministrativisti) che siano in grado di dare puntuali e tempestive risposte a tutte le problematiche sindacali, della categoria e dei singoli colleghi.

Oltre a ciò, deve essere istituito uno “Sportello Disciplinare” che curi l’aggiornamento della giurisprudenza disciplinare e sia in grado di dare un servizio di adeguata assistenza ai colleghi interessati. Le funzioni di questo Sportello possono essere anche incrementate ipotizzando che l’attività di assistenza riguardi anche le pratiche di valutazioni di professionalità o di art. 2 legge guarentigie, che contemplano la possibilità dell’assistenza difensiva.

3.4 L’A.N.M. come “ cane da guardia” del C.S.M.

Uno degli obiettivi primari che A&I si è data, ed ha fissato nello Statuto, è la lotta alle degenerazioni del correntismo all’interno del C.S.M.

Si tratta di un problema da alcuni quasi saltato a piè pari, da altri affrontato solo per mere ragioni di facciata.

La realtà, sotto gli occhi di tutti, è che le logiche di appartenenza pregiudicano gravemente l’azione consiliare. Tutte le correnti tradizionali sono condizionate da queste logiche, tutte sono strutturate come luoghi di consenso e di potere. Ed oggi la situazione è ulteriormente aggravata dalla circostanza che un gruppo consiliare è oggettivamente legato ad un rappresentante del governo.

Nel silenzio generale, siamo gli unici ad avere la forza e la volontà di denunciare tutto questo che, lo ribadiamo, costituisce un aspetto centrale della questione morale in magistratura.

Siamo l’unico gruppo che ha svolto una serrata ed aperta critica ad una serie di controverse decisioni del C.S.M., dalle nomine a pacchetto per la Cassazione, il Massimario e la DNA, alle contestate nomine per il Direttivo della Scuola della Magistratura con delibera priva di motivazione, alle modifiche di facciata del Testo Unico sulla Dirigenza, alla scelta dei componenti della Commissione di concorso in magistratura operata senza alcuna trasparenza.

Nel silenzio degli altri gruppi, i cui consiglieri hanno votato tutte le suddette pratiche all’unanimità, abbiamo fatto sentire sempre la nostra voce di critica profonda ma propositiva.

Riteniamo però che il compito di vigilare, criticare, fare proposte e, se del caso, anche applaudire alle decisioni del C.S.M. non spetti solo ai singoli magistrati o a singoli gruppi, ma alla stessa A.N.M., che deve uscire dalle secche in cui si è arenata proprio a causa di logiche di appartenenza, rappresentando invece tutti i magistrati, soprattutto quelli che non hanno più fiducia nei gruppi organizzati e che non aderiscono a nessuna corrente.

Solo se l’A.N.M. assumerà questo ruolo di “cane da guardia” dei  valori che a parole vengono da tutti proclamati, solo se si spezzerà questo circolo vizioso tra A.N.M e C.S.M. che trova il suo collante nelle ambizioni individuali e nel sistema di potere delle correnti, si potrà sperare in una A.N.M. che faccia davvero il suo mestiere e in un C.S.M. più responsabilizzato ed autorevole.

In ogni caso A&I continuerà a fare le proprie battaglie anche autonomamente, senza fare sconti a nessuno.

In primo luogo continueremo a chiedere di modificare il Testo Unico sulla Dirigenza, per restituire rilevanza, accanto ai criteri del merito e delle attitudini, anche all’esperienza professionale (la c.d. anzianità), ormai valutata ogni 4 anni. L’esperienza professionale è per noi un valore da cui non si può prescindere per la nomina dei direttivi e dei semidirettivi, sia perché non è espressione del mero dato cronologico dell’esercizio delle funzioni ma è legata alla positiva valutazione quadriennale di professionalità, sia perché essa è l’unico dato oggettivo che emerge dagli atti e consente di effettuare le scelte del CSM in maniera meno arbitraria di quanto avvenga oggi.

Ogni magistrato deve poter aspirare a riconoscimenti di carriera seguendo dei percorsi professionali chiari e predeterminati, senza essere costretto a chiedere l’appoggio delle correnti o peggio ancora dei politici. In sostanza lotteremo per avere nomine scollegate da accordi e raccomandazioni, che siano invece da tutti riconosciute come trasparenti e coerenti coi percorsi professionali dei candidati.

Analogamente per le nomine per la Cassazione, per il Massimario e per la Procura Nazionale Antimafia, ancora ci troviamo di fronte alle cosiddette nomine a pacchetto, ove la proposta concordata in Terza Commissione riguardo i molteplici posti messi a concorso, non può essere valutata analiticamente dal Plenum, ma può essere solo votata in blocco. Questo sistema favorisce le spartizioni dei posti tra gruppi e mortifica il ruolo dei singoli consiglieri che non fanno parte della Terza Commissione, che in Plenum possono votare solo si o no a tutto il pacchetto di nomi proposti. L’A.N.M non può rimanere silente sul punto ma deve prendere posizione e chiedere in tempi brevi la modifica del Regolamento interno del C.S.M.

Allo stesso modo riteniamo che l’A.N.M dovrà prendere posizione tutte le volte che il C.S.M., sempre a causa di interessi particolari, autorizzerà il collocamento fuori ruolo di magistrati presso Uffici o Istituzioni che non riguardano, neppure indirettamente, il modo della Giustizia. L’esperienza fuori ruolo va tutelata ed valorizzata ma sempre nei limiti (anche temporali) in cui essa può produrre di riflesso un ritorno positivo anche per l’amministrazione della Giustizia in senso lato. Non è poi immaginabile che chi proviene da un lungo periodo fuori ruolo sia direttamente nominato a capo di un ufficio giudiziario, perché ciò contrasta con l’esigenza, a parole avvertita da tutti, di valorizzare invece al massimo l’attività giudiziaria. Anche di recente ci sono state nomine direttive di magistrati provenienti da lunghi fuori ruolo, e solo A&I ha denunciato l’incongruità di simili scelte.

Infine pretenderemo che l’A.N.M. intervenga e stigmatizzi tutte le delibere del C.S.M., soprattutto quelle in cui si operano delle selezioni, prive di motivazioni o con motivazioni solo apparenti. Di recente abbiamo assistito alle delibere di selezione dei magistrati nominati nel Direttivo della Scuola Superiore della Magistratura e di quelli nominati per formare la Commissione di concorso in magistratura, prive di qualsivoglia motivazione in ordine alla comparazione tra i selezionati e gli esclusi, che perciò non sanno neppure le ragioni del perché sono stati considerati inidonei oppure subvalenti.

Non è una questione di nomi, ma di metodo e di regole da rispettare.

Quanto in particolare alla Commissione di concorso proporremo che i componenti siano selezionati, assicurando la pari presenza di genere e di provenienza territoriale, tramite un semplice sorteggio, unico modo per poter evitare favoritismi a tutti noti.

Tutto ciò deve finire e potrà finire solo se l’A.N.M. deciderà di diventare protagonista e non rimanere un silente compartecipe degli errori dell’organo di autogoverno.

Proporremo queste battaglie a tutte le altri componenti associative dentro l’A.N.M., senza però subire l’immobilismo delle Giunte degli ultimi anni.

Se gli eletti di Autonomia&Indipendenza saranno in tanti, siamo sicuri che l’A.N.M. sarà costretta a voltare pagina.

Se Piercamillo Davigo avrà il sostegno dei colleghi, potremo avere uno straordinario Presidente dell’A.N.M.

Questo è il momento del cambiamento. Dateci fiducia.

Il Gruppo di Coordinamento di Autonomia&Indipendenza

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